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Una conversazione con Michele Filippini, direttore del Centromoda Canossa, su scuola, formazione e l’importanza del benessere

36 anni, originario di Brescia, Michele Filippini è il direttore del Centromoda Canossa (un’istituzione in Trentino, e un punto di riferimento a livello nazionale). Una laurea in psicologia a Bergamo, una specializzazione nella gestione delle organizzazioni e delle risorse umane a Rovereto, un passato da semi-professionista nello sport più amato dagli italiani (ha giocato in C con il Carpenedolo, in D con il Bolzano e il Levico), prima di dirigere il Canossa Filippini ha lavorato all’Istituto Artigianelli, altra nota eccellenza del sistema scolastico trentino.

Da tre anni guida il Canossa, con passione, tenacia e attenzione a ogni nuova iniziativa che possa offrire più opportunità ai suoi studenti, e migliorare il loro futuro. Ecco perché con gli insegnanti dell’istituto ha subito colto la possibilità di partecipare all’iniziativa di etika per migliorare la qualità dell’aria nelle scuole del Trentino grazie ai QuAir, i sensori sviluppati da UpSens. In questo post, ecco cosa ci ha raccontato dell’iniziativa e del Canossa. Buona lettura!

foto del direttore scattata in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa

Direttore, ci racconti com’è il Centromoda Canossa, prima di tutto.

È un centro di formazione professionale. Forma i ragazzi come scuola di secondo grado, fondamentalmente studenti e studentesse dai 14 ai 18, 19 anni. Dalla prima alla quinta superiore, in altre parole. È un istituto che si rivolge a tutti i giovani appassionati di moda perché il cuore del nostro lavoro, come suggerisce il nome stesso, è quello. Siamo una scuola sui generis, con dei forti valori, che sono quelli trasmessici dalla fondatrice Maddalena di Canossa. Ancora, siamo una scuola molto attenta al benessere di coloro che da noi studiano e insegnano.

Importantissimo poi è il rapporto con il territorio, e con le aziende. Infatti, uno dei nostri obiettivi è fornire ai ragazzi gli strumenti per potersi inserire in modo agevole e con valide competenze nel mondo del lavoro. 

Ci può dire di più sul suo ruolo di guida del Centromoda Canossa?

Mi occupo in primo luogo di tutte le dinamiche organizzative che contraddistinguono la vita della scuola. Nel concreto c’è la gestione del personale, l’amministrazione della struttura, la ricerca (attraverso percorsi innovativi) di tutte quelle competenze e quelle progettualità che possono portare valore reale alla scuola e soprattutto alle ragazze e ai ragazzi. Mi occupo anche della parte didattica, con i collaboratori e i docenti stessi, e cerchiamo di implementare una serie di attività che possono differenziarci da ciò che è standard. Offriamo sperimentazioni, ci confrontiamo con aziende, cooperative, anche associazioni.

Detto questo, la nostra è una scuola che vuole dare agli studenti la possibilità di vivere le loro passioni, che non si contrappone a esse. Li aiutiamo a organizzarle, o almeno diamo loro strumenti utili per seguirle.

Lei è un ex sportivo. Ha sempre avuto chiara l’importanza del benessere a scuola, nelle aule, nei laboratori?

Certo. Mi è chiara oggi, così come mi era chiara in passato. Per me attività sportiva e benessere sono correlati, e sono sempre stati fondamentali, anche da ragazzo.

Il Canossa che tipo di figure professionali forma?

Apre a tutte le professioni e della moda. I nostri ragazzi e le nostre ragazze si diplomano dopo il quarto anno con il titolo di Tecnico dell’abbigliamento o con quello di Tecnico dei prodotti tessili della casa. Hanno tutte le competenze per lavorare bene, dando un valido contributo in ogni fase del lavoro: dall’ideazione del capo o dell’oggetto fino alla sua realizzazione, e alle strategie per promuoverlo. I ragazzi escono da qui sapendo non solo cucire, ma con un bagaglio a 360°, arricchito dalle esperienze di tirocinio vissute nel corso del terzo e del quarto anno. Nelle settimane di stage (tre al terzo anno, nove al quarto) c’è chi va in una piccola sartoria, e chi preferisce la grande azienda… Nel complesso le professioni della moda sono davvero tante, ai nostri studenti non mancano certo le opportunità!

Foto gentilmente fornita dal direttore

Quanti ragazzi studiano al Canossa?

Circa 250. È una scuola medio-piccola, il numero di studenti è abbastanza consistente ma non eccessivo. Possiamo lavorare con ciascuno di loro individualmente. Per noi i ragazzi e le ragazze non sono soltanto numeri, non abbiamo classi troppo affollate. E questo ci consente di essere molto attenti alle dinamiche che vive ognuno. Prestiamo grande attenzione a ogni studente, è uno dei valori canossiani che ci contraddistingue: mettere la persona al centro.

Questo è un valore anche per UpSens: la nostra CEO, Ketty Paller, ha fondato l’azienda partendo da questo presupposto. Ma chi era Maddalena di Canossa?

Era una nobildonna veronese, una religiosa che a un certo punto decise di impegnarsi per far sì che le donne, specie quelle più svantaggiate, potessero avere un’opportunità, una speranza. Fondò nei primi decenni dell’Ottocento varie comunità, inclusa quella di Trento. La Casa canossiana che ci ospita fu voluta proprio da lei. Quest’anno ricorrono duecentocinquanta anni dalla nascita di Maddalena, che Giovanni Paolo II proclamò santa.

Monumento a Santa Maddalena di Canossa (CC BY-SA 3.0)

Quali sono i valori canossiani, direttore?

Senz’altro mettere al centro la persona e cercare di valorizzare ciascuno, in modo da renderlo autonomo. Oggi è un approccio condiviso da molti, ma ai tempi di Maddalena non c’era – ovviamente – parità di genere, e le donne difettavano spesso degli strumenti per sostenersi in autonomia.

Prima ci ha parlato dell’importanza del benessere. Com’è che il Centromoda Canossa si è avvicinato alla tematica, fondamentale per studenti e insegnanti, dell’aria pulita a scuola? Com’è partito il percorso?

Lo stimolo ci è arrivato dal Dipartimento istruzione e cultura della Provincia autonoma di Trento, in particolare dalla responsabile del servizio di formazione professionale. Il Dipartimento ci ha contattato per proporci quest’iniziativa che, appunto, ha riscosso subito un grande interesse, prima di tutto da parte mia e subito dopo anche da tutto il personale. Il benessere nei luoghi di studio e di lavoro è un grande tema, e lo sarà sempre di più. E aggiungo che sono stato molto contento di poterlo accogliere a scuola. Perché al pari di altre questioni, come la sostenibilità e l’economia circolare, respirare aria di qualità è centrale. Uno dei nostri obiettivi, del resto, è consentire ai ragazzi – che sono il nostro futuro – di iniziare a comprendere quali sono gli strumenti, le attività, le cose importanti per affrontare le sfide della salute e del cambiamento climatico.

Grazie al progetto sostenuto da etika, alla tecnologia UpSens, abbiamo potuto acquisire reale consapevolezza su un elemento che ci circonda, condiziona la nostra vita in modo decisivo, ma che spesso ignoriamo. Abbiamo così potuto fare ragionamenti di una certa profondità con i ragazzi.

il direttore sempre in conferenza stampa

Quando è iniziato il tutto?

Siamo partiti nell’ottobre 2022, e tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre sono stati installati i sensori QuAir. Un periodo perfetto, perché uno dei nostri obiettivi era valutare se oltre al miglioramento della qualità dell’aria si potesse verificare pure un risparmio a livello energetico. Infatti i dispositivi ci danno la possibilità di comprendere quando è utile aprire le finestre e quando le si può chiudere. In altre parole, non si tratta solo di cambiare l’aria, di tenere la finestra aperta per cinque minuti o per mezz’ora: i sensori ci aiutano a fare in modo che l’aria sia effettivamente pulita, ma senza inutili dispersioni di calore. 

Quali sono stati gli step?

C’è stato un primo incontro con Ketty Paller, con il Dipartimento e con etika per capire e per contestualizzare. Ci sono stati presentati i sensori, illustrate le loro funzionalità ecc. Una volta espletate le questioni burocratiche abbiamo provveduto a installare i sensori: nel complesso un’operazione abbastanza semplice, dato che non sono stati necessari grandi interventi strutturali, o particolari operazioni.

Una volta installati e settati (i dispositivi, infatti, devono avere anche una connessione Internet per elaborare i dati), dopo la formazione per gli insegnanti e una presentazione per i ragazzi, abbiamo potuto iniziare a usarli. In seguito, abbiamo anche avuto accesso alla piattaforma che raccoglie i dati perché l’obiettivo di questo progetto non è soltanto il benessere che possiamo garantire all’interno della scuola, ma anche sfruttare i sensori QuAir come strumenti didattici: ci sono nostri insegnanti, dell’area matematico-scientifica, che si sono avvalsi di questi dati pure dal punto di vista didattico, per fare dei ragionamenti sull’aspetto statistico.

In generale noi puntiamo molto sul problem solving, sul risolvere situazioni reali. Fare esercizi di statistica su esempi inventati è assai più complicato rispetto a ricorrere a esempi che riguardano direttamente i ragazzi.

Chi ha finanziato l’iniziativa, direttore?

Si è trattato di finanziamenti che rientrano nei progetti di etika.

Come hanno reagito i ragazzi?

Bene, hanno accolto positivamente questa sperimentazione. Ovviamente, come ho già detto, c’è stato un lavoro di preparazione, da parte nostra. Vede, con gli studenti occorre sempre contestualizzare le cose. Anche le iniziative più belle, più meritevoli, vanno raccontate, spiegate. Bisogna rendere le ragazze e i ragazzi partecipi, proprio come si fa con gli adulti. Non si devono imporre le cose, dire “fate così perché lo ha detto il direttore”. Non è una buona strategia.

Gli insegnanti hanno illustrato il progetto, a cosa servivano i sensori, e loro hanno capito il senso della cosa. Mi aspettavo un po’ più di difficoltà o di resistenza, e invece no, nessuna perplessità. Certamente è stato essenziale che gli insegnanti fornissero loro gli strumenti per comprendere a cosa servivano i sensori QuAir, perché di tanto in tanto si sarebbero messi a suonare… Il risultato finale è che oggi sono, siamo, tutti molto più consapevoli.

I ragazzi vanno coinvolti.

Sempre. Al Centromoda Canossa lo facciamo sempre. Li coinvolgiamo a partire dai rappresentanti di classe, da quelli della consulta ecc. Crediamo molto nelle assemblee di classe e d’istituto, sono momenti che contribuiscono a far crescere la scuola. Ci vuole tempo, ci vuole molto accompagnamento, però alla fine i risultati arrivano. Una delle iniziative che avviamo varato quest’anno è stato permettere ai rappresentanti di classe e ai rappresentanti dei genitori di partecipare all’ultima parte del consiglio di classe. E posso dire che la cosa funziona: noi offriamo una panoramica globale della classe, loro e i genitori hanno l’opportunità di essere ascoltati, di dare feedback, suggerimenti e così via.

Foto gentilmente fornita dal direttore

È un’esperienza, quella con i sensori sviluppati da UpSens, QuAir, che raccomanderebbe anche ad altre scuole?

Assolutamente. Sarebbe davvero molto bello se tutte le scuole potessero avere i sensori a disposizione, perché si tratta di una tecnologia semplice, immediata, che senza grandi sforzi permette di avere molta coscienza e consapevolezza. E credo che si dovrebbe iniziare già alle elementari, o alle medie. Bisogna educarli quanto prima su questi temi.

Nella sua vita quotidiana sta attento alla qualità dell’aria, alla salubrità degli spazi indoor?

Sono sempre stato attento alla qualità della vita, al benessere, ma l’uso a scuola dei sensori di UpSens ha imposto una riflessione ulteriore anche a me. L’aria che respiriamo è una cosa a cui diamo scarsa o nessuna importanza di solito. Questo progetto mi ha spinto a riconsiderare l’importanza dell’aria, ai suoi effetti sulla nostra salute, ogni giorno.

Direttore, sinora abbiamo parlato soprattutto dei ragazzi e della scuola. Ma qual è un suo sogno?

I grandi sogni passano dalle piccole conquiste. Vedere la soddisfazione, la realizzazione dei ragazzi è quello che più di tutto ci dà la forza di andare avanti. Noi ci sforziamo di dare loro strumenti, possibilità che consentano loro di vivere al meglio il loro futuro, o almeno di iniziare a pianificarlo in modo adeguato. Poi abbiamo tanti sogni. Ad esempio, stiamo lavorando per cercare di rendere gli ambienti più funzionali e belli, e quelle sono piccole soddisfazioni che con fatica, tanto studio e tanta ricerca cerchiamo di tradurre in realtà.

Ancora, lavoriamo per rendere la scuola non solo più bella ed efficace ma anche ancora più ricca di opportunità. Investiamo molto nelle collaborazioni e nei rapporti con il territorio, con le istituzioni ecc. Vogliamo dare ai ragazzi strumenti e opportunità ogni giorno maggiori. Questo, ripeto, è ciò che ci muove, il sogno che ci spinge a dare il massimo.


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