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Marianna Moser: “I bambini di oggi sanno che aria di qualità e acqua pulita sono doni preziosi. Per me un onore educarli ad amare l’ambiente e a riciclare”

Marianna Moser ha una missione. Trasmettere a bambini e ragazzi i valori della protezione della natura, della cura dell’ambiente, della sostenibilità. Stimolando la loro curiosità, e facendoli appassionare al vastissimo mondo dell’ecologia e dell’economia circolare. Ed è per questo che da dodici anni svolge attività di educazione ambientale nelle scuole (e non solo) di tutto il Trentino.

Marianna è anche vicepresidente di un’associazione con sede a Trento, H2O+, che cerca di sensibilizzare i cittadini, e in particolare i giovani, proprio su questi temi così rilevanti per il nostro futuro, promuovendo la sostenibilità attraverso interventi mirati di supporto alla didattica, innovativi progetti di informazione e sensibilizzazione, laboratori di didattica attiva sul territorio ecc.

Per Marianna respirare un’aria di qualità, bere acqua pulita, riciclare, contrastare la crisi climatica, non sprecare cibo, costruire un’economia circolare sono una vera e propria ragion d’essere, sin da quando era bambina. Ecco perché il blog di UpSens ha voluto confrontarsi con lei.

Marianna, da anni vai nelle scuole del Trentino e aiuti bambini e ragazzi a capire meglio che cos’è l’ambiente, e come possiamo salvaguardarlo. La tua è una missione importante, ce la puoi raccontare meglio?

La mia passione per l’ambiente è nata quando ero davvero molto piccola. Sono nata in campagna, ho passato l’infanzia a contatto con la natura, con gli alberi e gli animali, immersa nella bellezza del verde. E quando ami qualcosa, cerchi di proteggerla. Ero, se non sbaglio, in terza elementare quando ho fondato la mia prima associazione per l’ambiente. Un’associazione senza alcun riconoscimento giuridico, sia chiaro! [ride] Si chiamava ADN, acronimo di Amici Della Natura. E quella passione ha continuato a crescere, nell’adolescenza e nella giovinezza, sinché non ho scelto di laurearmi proprio in diritto dell’ambiente.

Sei stata lungimirante. Negli anni ‘90 eravamo in pochi, almeno in Italia, a essere preoccupati per l’ambiente.

Beh, ora di ambiente ne parlano tutti, ma io lo faccio da trent’anni. Quando ero piccola mi prendevano per una bambina un po’ bizzarra, fissata com’ero con la natura e con la protezione del verde, adesso per fortuna le cose sono cambiate. E io cerco di dare il mio contributo sensibilizzando i più giovani.

Anche la CEO di UpSens, Ketty Paller, è persuasa che le buone abitudini e la sensibilità sui temi ambientali si acquisiscano meglio quando si è giovani. E chi ben semina, ben raccoglie. Cosa hai fatto dopo la laurea, Marianna?

Ho iniziato il servizio civile presso il Servizio Ambiente del Comune di Trento, e lì ho scoperto che la mia passione poteva diventare una missione di vita. Infatti grazie al servizio civile ho iniziato a fare formazione nelle scuole di tutti i gradi; quindi partendo dai bambini e arrivando poi ai ragazzi più grandi.

Dal 2012 sono anche vicepresidente di H2O+, associazione di Trento la cui priorità è l’educazione ambientale nelle scuole. Affrontiamo i temi più disparati: dai rifiuti alle energie rinnovabili, dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua alle buone pratiche. Parliamo molto anche del foodprint, ovverosia l’impatto che la produzione di cibo ha sull’ambiente, proprio perché ci siamo accorte che nelle scuole lo spreco di cibo è un enorme problema.

Ovviamente noi siamo educatrici, non nutrizioniste, climatologhe o biologhe. Non ci vogliamo sostituire a nessuno. Vogliamo spingere i bambini ad adottare pratiche positive, e fare in modo che capiscano che ciascuno di noi, adottando azioni piccole ma quotidiane, può contribuire a rendere il mondo un posto più sostenibile e in definitiva migliore.

Come dicevamo prima, chi ben semina poi ben raccoglie. Lo abbiamo visto anche noi di UpSens, da anni siamo attivi nel mondo delle scuole. I bambini capiscono subito quanto sia cruciale, ad esempio, respirare aria di buona qualità in classe, in palestra quando si fa ginnastica, a casa.

Esatto. Ovviamente non basta educare i più piccoli. Però quando entro in classe ho sempre presente di avere di fronte a me i futuri amministratori e manager, i futuri tecnici e giornalisti, ma soprattutto i futuri cittadini. Spiegare loro perché è importante fare la raccolta differenziata, o non sprecare cibo, vuol dire fare un investimento per il futuro. Perché domani saranno i bambini di oggi a dover prendere delle decisioni cruciali e a innovare. E spero che le loro decisioni, la loro innovazione, sarà all’insegna del rispetto della natura e dell’ambiente. Tutti valori e priorità che cerco di trasmettere.

Bisogna sensibilizzare i nostri giovani molto presto.

Sì, assolutamente. Non a caso da qualche anno ho iniziato a svolgere questa attività anche con i bambini delle scuole materne, perché penso sia importante fargli capire che prendersi cura dell’ambiente è bello e necessario.

Con dei bambini delle elementari, per esempio, quali argomenti affronti?

I temi che tratto con loro sono principalmente i rifiuti, che è un argomento che amo moltissimo e che genera tanta curiosità. Noi trattiamo nel dettaglio le 4 R, cioè Ridurre, Riutilizzare, Raccolta differenziata e Recupero, e talvolta parliamo anche del destino del residuo, cioè la discarica o il termovalorizzatore. Parliamo poi delle buone pratiche, del significato della parola “riciclare”. Mi preme molto far loro capire la centralità dell’economia circolare, e il fatto che proprio con la raccolta differenziata riusciamo a far abbassare i costi di smaltimento dei rifiuti, ma soprattutto a recuperare del materiale, evitando così uno spreco di energie e di risorse. Io e le colleghe parliamo anche di spesa sostenibile, e questo è molto importante perché anche i bambini sono dei piccoli cittadini che consumano, delle persone che mangiano, si vestono, usano la tecnologia. Il nostro scopo non è porre loro dei limiti, ma fargli capire che si può consumare in maniera più o meno sostenibile in base a piccole scelte quotidiane.

Affrontate altri argomenti? L’inquinamento dell’aria, per esempio?

Parliamo anche di inquinamento dell’aria, tema che il Covid-19 ha reso davvero urgente, e poi dell’importanza straordinaria dell’acqua, delle sue caratteristiche, del ciclo idrologico, e di quel tema della massima rilevanza che è l’inquinamento delle plastiche nei mari. Ovviamente il nostro approccio è ottimistico, cerchiamo di dare anche speranza ai bambini; non parliamo solo dei problemi ma anche di quello che ognuno di noi può fare. Cerchiamo, poi, di offrire qualche spunto su quelle che tra qualche anno potrebbero diventare attività lavorative vere e proprie (questo, però, soprattutto con i ragazzi delle scuole superiori, che ovviamente iniziano ad affacciarsi al mondo del lavoro).

E ancora, parliamo molto di energie rinnovabili, e proviamo a immaginare come sarà il futuro, da un punto di vista energetico. Spesso si tratta soprattutto di dargli uno stimolo. Mi piace tanto accendere la loro creatività, la loro immaginazione, magari attraverso aneddoti, esempi virtuosi di cui si parla poco e così via. E poi c’è, come accennavo, il tema del foodprint, molto sentito. Io e le colleghe li aiutiamo a capire che il cibo è preziosissimo e non va assolutamente sprecato, che far arrivare una banana, della cioccolata o un petto di pollo al supermercato ha un impatto ambientale alto, quindi è cruciale riflettere sui nostri consumi, prediligere i prodotti a Km0, di stagione, e avere maggior consapevolezza quando si fa la spesa. Ovviamente questo tema, al pari degli altri, va declinato in base all’età: con i bambini piccoli posso tirare in ballo (un po’) la magia e personaggi fantastici, ricorrere anche alle favole; con i più grandicelli preferisco puntare su un piccolo progetto, e cioè stimolarli a creare qualcosa di concreto.

Interessante. Per caso affronti con loro pure il tema della crisi climatica?

Sì, soprattutto con i bambini più grandi. Con i più piccoli cerco di ricorrere a esempi pratici, mentre con chi ha qualche anno in più cerco di affrontare il tema andando più in profondità. Parliamo allora di riscaldamento globale, dell’agenda 2030, dello scioglimento dei ghiacciai, della riduzione della biodiversità.

Spiegavi prima che affrontate anche il tema dell’aria pulita.

Certo. Io ho la fortuna di lavorare principalmente in Trentino, dove la qualità dell’aria è mediamente alta, però tanti bambini e ragazzi sentono la differenza tra l’aria che si respira in montagna, o in un piccolo comune, e quella in città. Capiscono che l’aria che si respira a Trento è meno buona di quella che trovano a mille metri di altezza.

E la qualità dell’aria negli spazi indoor? Sanno per esempio che è davvero importante cambiare l’aria con regolarità?

Di più: ne avvertono proprio la necessità. La buona notizia è che di questo erano molto consapevoli persino prima del verificarsi della pandemia. L’acqua e l’aria sono, a mio parere, fondamentali per loro; due elementi con cui si rapportano ogni giorno, ecco perché non inquinare l’acqua e respirare aria pulita e di buona qualità, a casa come a scuola o in strada, gli risulta essenziale. Direi che questa preoccupazione sorge in loro in modo quasi innato. Faccio un esempio concreto: in classe non appena percepiscono l’aria un po’ viziata iniziano subito a dire che bisogna aprire le finestre, che si deve cambiare aria, è un classico. Sanno che una corretta aerazione aiuta a difendersi dal Covid, ma sanno pure che respirare aria di buona qualità aiuta a essere più concentrati, a imparare di più.

Qual è il tuo rapporto con gli insegnanti?

Ormai si è creata una fortissima sinergia, soprattutto con alcuni docenti. Anche perché uno degli aspetti più belli del mio lavoro è che spesso l’incontro con i ragazzi si ripete. Magari mi ritrovo giovani che ho incrociato per la prima volta alle elementari, quando erano dei bambini, e che adesso sono alle superiori. In merito agli insegnanti, devo dire che spesso sono molto incuriositi, ascoltano me e le colleghe con estremo interesse, e poi a lezione sviluppano i concetti che ho affrontato con i ragazzi. Credo, dunque, che il mio lavoro sia davvero piantare un semino che poi germoglia. Non solo nei bambini, ma anche negli insegnanti, che tendono ad approfondire i temi trattati.

Tu fornisci degli input, degli stimoli.

Sì, esatto. Io dico sempre ai bambini e ai ragazzi che il mio ruolo non è quello di dare risposte, i temi che trattiamo sono assai vasti e complessi. Il loro compito è quello di essere molto critici, leggere tanto, informarsi. Io mi limito a piantare un semino, tirare un sassolino, incuriosirli, poi starà a loro approfondire, magari con l’aiuto degli insegnanti.

Marianna, qual è il tema che ti piace di più portare in classe?

Quello dei rifiuti, perché ho iniziato sin dal servizio civile a occuparmi di rifiuti ed è tuttora il mio cavallo di battaglia, un argomento che mi piace molto perché è quasi una metafora: trasformare qualcosa di brutto in un’opportunità, e in una ricchezza.

Cos’è che ami di più del tuo lavoro?

Quello che mi piace di più è vedere quanto sono motivati i bambini. È una cosa che mi commuove davvero, perché i più piccoli sono sinceramente determinati a prendersi cura del nostro pianeta.

Tra l’altro per avere una buona qualità della vita è importante vivere in un ambiente salubre, in un mondo non inquinato.

Esatto, glielo dico sempre: se viviamo in spazi salubri, puliti, non inquinati, stiamo meglio sia fisicamente che moralmente. Bere acqua pulita, respirare aria di buona qualità, proteggere il verde, fa bene al pianeta e ci fa bene, migliora il nostro benessere e la nostra qualità della vita.

Tu sei una persona molto attiva. Di cos’altro ti occupi?

Ho il piacere di lavorare con la startup VAIA, sono socia fondatrice di Minimolla Design, collaboro con il Teatro di Pergine  e poi sono consulente della Trentino Film Commission per le produzioni che vogliono avere il marchio Green Film. Ho persino avuto l’onore di fare un po’ di educazione ambientale a Raul Bova, uno degli attori di un film girato qui in Trentino che uscirà a dicembre, ed è stata una soddisfazione lavorare con lui. Tutti possiamo imparare, e dare una mano al mondo in cui viviamo.

Le foto di Marianna presenti nel post sono state fornite da Marianna stessa.


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